Stamattina Don Roberto, come tutti i giorni, era uscito per andare a distribuire la colazione alle persone più povere di Como, quando ha incontrato il suo assassino, un ragazzo tunisino con problemi psichici, aiutato in passato dallo stesso prete per il rinnovo del permesso di soggiorno.
Don Roberto Malgesini veniva anche chiamato “il prete degli ultimi” perché si è sempre occupato di aiutare le persone in difficoltà, le persone più povere. Lui per anni ha tradotto in pratica il messaggio cristiano, portando la colazione ai poveri, accompagnandoli lui stessi dal medico, gestendo la mensa e il dormitorio comunali e accogliendo prevalentemente migranti.
Don Andrea Messaggi, rettore della Basilica di Sant’Abbondio a Como, lo ricorda così a La Stampa: «Roberto era una persona semplice, voleva solo fare il prete e anni fa aveva esplicitato all’ex vescovo di Como questa volontà. Per questo era stato mandato a San Rocco, dove ogni mattina portava le colazioni calde agli ultimi. Qui lo conoscevano tutti, gli volevano tutti bene».
E proprio oggi sono 27 anni dall’omicidio di un altro “prete degli ultimi”, Don Pino Puglisi, ucciso barbaramente dalla mafia. Il 29 settembre 1990 venne nominato parroco della chiesa di San Gaetano, nel quartiere Brancaccio di Palermo, controllato dalla criminalità organizzata attraverso i fratelli Graviano, capi-mafia legati alla famiglia del boss Leoluca Bagarella: qui incominciò la lotta antimafia di padre Giuseppe Puglisi. Il suo obiettivo era allontanare i giovani dalla malavita; si rivolgeva spesso esplicitamente ai mafiosi durante le sue omelie, a volte anche sul sagrato della chiesa.
Don Puglisi tolse dalla strada ragazzi e bambini che, senza il suo aiuto, sarebbero stati risucchiati dalla vita mafiosa e impiegati per piccole rapine e spaccio. Nel 1992 venne nominato direttore spirituale presso il seminario arcivescovile di Palermo. Il 29 gennaio 1993 inaugurò a Brancaccio il centro Padre Nostro per la promozione umana e la evangelizzazione.
Due figure di preti che amavano stare vicino alla loro comunità, sino a perdere la vita per amore del prossimo.