Nell’ultimo decennio, i social sono diventati una componente fondamentale della nostra vita condizionando il modo in cui vestiamo, parliamo, mangiamo ma anche quello in cui amiamo.
L’amore è un sentimento democratico, che non fa differenze tra fasce d’età: ci si può innamorare a 15 anni come a 70, ma quello che cambia sono le modalità con cui questo sentimento si cerca, si sviluppa ed eventualmente finisce.
Per tutti i “socialnauti”, il filtro delle diverse applicazioni definisce anche parte della propria modalità di approcciarsi all’amore: la differenza dipende anche nel tipo di social usato. Le persone tra i 30 e i 40 anni prediligono applicazioni o siti d’incontro. Tra i più famosi abbiamo Tinder, Badoo, Lovoo e Meetic. In base a TrenDevice.com, il 27% degli italiani utilizza i social network principalmente per trovare un’anima gemella e secondo il Brain Research Istitute, due relazioni su cinque iniziano grazie all’aiuto di una piattaforma di incontri online. Bisogna precisare però che strumenti per favorire incontri sentimentali esistevano già a partire dalla seconda metà del ‘900: in La visita di Antonio Pietrangeli (1964) i due protagonisti si incontrano tramite un annuncio “scopo matrimonio” pubblicato su un giornale.
Questo tipo di strumento però non convince a pieno gli adolescenti. Forse perché ci è stato sempre detto di non fidarci degli sconosciuti sul web o forse perché la scuola e lo sport ci offrono decine di occasioni per trovare qualcuno a cui volere bene. Non siamo quella generazione virtuale di cui molti parlano.
I social rivestono un ruolo importante non solo nella ricerca dell’anima gemella, ma anche nella sua scelta, specie per i ragazzi. È tipico dei giovani di qualsiasi epoca idealizzare l’amore e, anche se oggi sono presenti meno tabù su chi amare e come farlo, è difficile trovare qualcuno che non si adegui agli standard che ci vengono proposti dalla società. Forse il cavallo bianco è passato di moda, ma il principe azzurro lo cercano tutte. Ma anche questa, in fondo, è una tendenza che – seppure in forme diverse – si aveva prima dei social. Da Dante e Beatrice a Jack e Rose di Titanic, abbiamo avuto tutti i nostri modelli da ricercare. Oggi, al posto dello scrittore stilnovista e del regista del lungometraggio più romantico del secolo, gli spunti per la love story ideale sono offerti da Chiara Ferragni e Fedez.
Ma non finisce qui. I social offrono alle coppie uno spazio per mostrare al mondo la propria relazione perfetta. Nella società dell’apparire, non può mancare il selfie col mio lui/lei in situazioni davvero invidiabili. Chiara e Fedez ci hanno reso partecipi di ogni singolo momento della loro vita di coppia e i followers hanno partecipato virtualmente al loro matrimonio senza averli mai incontrati di persona.
Ma non serve essere un’influncer per condividere la propria storia d’amore con un certo esibizionismo. Instagram, il social più usato dai giovani, è colmo di love story all’apparenza perfette. Ma saranno poi davvero così perfette? È stato dimostrato da numerosi studi che le coppie più felici sono quelle che non rendono social la loro relazione, mostrandosi così più concentrati a vivere la propria storia che a “montarla” ad uso dei follower.
Un buon antidoto contro l’idealizzazione dei personaggi impostici dai mass media di ogni epoca è tenere sempre a mente che i social, così come la Vita Nova di Dante, sono “fiction” che non raccontano la realtà, sorvolando su tutti i piccoli grandi disagi che un rapporto di coppia comporta, dalle scarpe maleodoranti alla noia che ogni tanto fa capolino.