È l’alba di un nuovo giorno ma per migliaia di migranti siriani, abbracciati dalle acque dell’Egeo, è solo l’inizio di una chimerica corsa alla sopravvivenza. Più di 10.000 persone sono alla ricerca di un rifugio, di un riparo nella “culla della civiltà”, l’Europa. Ma al confine Grecia-Turchia la situazione è a dir poco disperata. Durante gli scontri, un ragazzo diciannovenne ha perso la vita soffocato dai lacrimogeni lanciati sulla folla. A Lesbo, annega un bambino di soli 5 anni nel disperato tentativo di raggiungere la Grecia a bordo di un gommone. Sono donne e uomini innocenti e stanno scappando dalla loro terra, respinti dalla Turchia e dalla Grecia nell’indifferenza dell’unione europea.
Ma la tragedia che sta colpendo queste persone è figlia di un "gioco" geopolitico che vede come protagonista il premier turco Erdogan. Dopo i bombardamenti della Siria del Nord da parte dell’esercito di Assad, per contenere l’espansione jihadista e la conseguente invasione turca, il presidente Erdogan si è dimostrato pedina fondamentale nello scacchiere dell’Europa, giocando l’arma del ricatto. Il leader turco ha “rotto la diga” spingendo più di 80mila migranti siriani a uscire dal paese e oltrepassare i confini europei. La Grecia dall’altra parte continua a mantenere il suo “pugno di ferro” vietando le richieste di asilo politico e bloccando i confini. Sembra lo scenario di un romanzo di Steinbeck, una biblica migrazione di persone sfiancate dall’estenuante sete di potere. Intanto l’UE continua a far spallucce non offrendo nessun porto sicuro all’interno dei propri confini. La Germania è uno dei principali paesi firmatari dell’accordo del 2016 tra Turchia e Ue per l’accoglienza migranti e in questa vicenda si dimostrata estranea alla vicenda dichiarando di mantenere le porte dell’Europa chiuse.
Come al solito, sono necessarie vittime innocenti perché improvvisamente valga la pena che la storia di poveri esseri umani venga raccontata, ma la rotta balcanica continua a fare giornalmente vittime. È la malattia egemonizzante di molti paesi ad essere la vera epidemia del nostro tempo che uccide e devasta, lontano dai nostri occhi e dalle nostre case. L’importante è che tra quelle urla e richieste di aiuto ci sia soltanto un filo spinato.