L’omosessualità è, secondo la definizione che ci fornisce la scienza, la “tendenza a rivolgere l’interesse libidico verso persone del proprio sesso, che può essere presente in forme e gradi diversi. L’omosessuale è colui che si sente eroticamente attratto da persone del suo stesso sesso. L’omosessualità costituisce indubbiamente a tutt’oggi un tema complesso e divisivo”.
Alcune persone pensano che essa sia un fenomeno moderno, che vada di moda dire di essere gay, ma se si studiasse più a fondo si scoprirebbe che c’è sempre stata; fin dai tempi dell’Antica Grecia. Nei secoli prima della nascita di Cristo, infatti, si parlava in assoluta libertà di relazioni omosessuali, spesso tra insegnanti e allievi, cosa che a noi sembra scabrosa ma che allora era del tutto normale. Con il passare del tempo però la concezione che si aveva dell’omosessualità è cambiata e si è iniziato a parlare di sodomia e a condannarla come un peccato di lussuria. Ma le cose non sono migliorate nell’età moderna: durante il periodo fascista sono iniziate a crescere nuovamente le pressioni verso gli omosessuali. Nel 1931 è stato pubblicato un decreto che pur non nominandoli esplicitamente prevedeva misure di polizia contro chi metteva in pericolo la morale pubblica e il buon costume. Le vittime potevano subire percosse, arresti, confisca di beni e alcuni di loro sono stati anche deportati in una colonia penale.
Fortunatamente la situazione è di gran lunga migliorata, sebbene l’Italia si collochi ancora tra le nazioni in cui l’omosessualità ha una considerazione negativa: recenti studi hanno escluso la possibilità che la differenziazione dell’orientamento sessuale possa dipendere da fattori biologici o genetici, ma resta necessario diffondere – nella percezione comune – l’idea che sia “normale” avere gusti sessuali “diversi”. E da questo punto di vista c’è ancora tanto lavoro da fare: uno studio dell’Ocse, l’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico, ci fornisce un dato complessivo sulla percezione del fenomeno omosessuale in Italia e negli altri Paesi dell’area di riferimento nel 2019. Sulla base di un sondaggio che chiedeva agli intervistati quanto, in una scala da 1 a 10, l’omosessualità fosse giustificabile (laddove 1 indicava che l’omosessualità è considerata mai giustificabile, mentre 10 all’opposto che lo sia sempre) si evince come, in molti Paesi dell’area, l’accettazione dell’omosessualità sia cambiata nel tempo.
Il trend è in crescita positiva: negli ultimi tre decenni c’è stato uno spostamento verso una maggiore accettazione dell’omosessualità, anche se l’omofobia rimane diffusa e rappresenta una delle piaghe da combattere nella nostra società. Anche tra i Paesi dell’Ocse, che si collocano tra le nazioni più tolleranti del mondo, su una scala di accettazione da 1 a 10 il punteggio è cinque, dunque siamo solo a metà del lavoro. L’accettazione dell’omosessualità è maggiore tra le donne, i più istruiti e le persone che vivono nelle aree urbane; ma – tra i dati più interessanti – vi è il fatto che siano soprattutto i giovani a mostrarsi più tolleranti: il punteggio dell’“accettazione dell’omosessualità” raggiunge 6 punti (su una scala che va da 1 a 10) per le persone di età compresa tra i 15 e i 29 anni, ma scende a 4.4 per le persone sopra i 50 anni. I dati sono diversi se si prendono in esame le opinioni sulle persone transgender. Tra i Paesi europei dell’Ocse infatti solo il 40% degli intervistati sarebbe a suo agio ad avere una persona transgender in famiglia oppure ad accettarla come rappresentante politica. Il rapporto afferma inoltre che gli impatti sociali della discriminazione comportano costi economici e sociali, ostacolando lo sviluppo economico.
E mentre la Svizzera approva una legge che condanna l’omofobia al pari del razzismo, la buona notizia è che si può guardare con speranza al futuro, se i giovani sono in prima linea nella battaglia contro le discriminazioni.