Nel corso dell’ultimo anno abbiamo visto i giovani riprendere possesso in massa di quelle piazze che, da anni, erano sempre meno frequentate. L’apparente disinteresse alle tematiche politiche e sociali è stato smentito da un nuovo sentimento ambientalista, che coinvolge i post-millennials in una lotta per il loro stesso futuro.
È stato proprio questo contesto a spingere i politici ad ipotizzare un abbassamento della soglia del diritto di voto ai sedici anni. Non si tratta di un’idea inedita: già nel 2007 l’allora segretario del PD Veltroni si era dichiarato favorevole; inoltre, l’anno scorso il leghista Fedriga è stato il primo firmatario di una riforma costituzionale al riguardo. Non solo: sono molti gli Stati che concedono il voto ai minorenni, tra cui Austria, Grecia, Argentina e Brasile. Tuttavia, in Italia tutto è sempre finito nel dimenticatoio dei palazzi del potere.
Questa volta a far la differenza potrebbe essere, oltre alle già citate piazze, una generale tendenza della politica all’assecondare le richieste del senso comune. A riproporre la questione è stato l’ex premier Letta, che ha ricevuto immediatamente il sostegno del leader del M5S Di Maio, del segretario dem Zingaretti e persino della Lega.
Il dibattito rimane aperto: il voto ai sedicenni è un’iniziativa che va incontro alle loro necessità, o una semplice manovra politica per ampliare il bacino di potenziali elettori?
Personalmente credo che il motivo per cui il diritto di voto si acquisisca a diciotto anni non sia legato alla corrispondenza con la maggiore età, ma frutto di un ragionamento più ampio. Attualmente si diventa elettori in un anno cruciale: quello della fine delle scuole superiori. Ciò dovrebbe implicare un buon bagaglio culturale, con una conoscenza adeguata della storia e della filosofia, che potrebbero far luce nella difficile scelta elettorale.
Probabilmente in un paese come l’Italia, dove secondo i dati dello Human Development Report l’analfabetismo funzionale affligge quasi un adulto su due, sarebbe più opportuno puntare alla formazione di un elettorato sufficientemente consapevole per rispettare pienamente il senso della democrazia.