Quarant’anni senza Boris Giuliano, assassinato a Palermo dieci giorni dopo l’omicidio di Ambrosoli a Milano.
Quarant’anni e l’amara sensazione che la mafia uccida se non solo, soprattutto d’estate, così come sarebbe avvenuto tredici anni dopo, a cavallo fra maggio e luglio, con la barbarie che investì Falcone e Borsellino, travolgendo una certa idea d’Italia, di giustizia e di legalità.
Quarant’anni e una riflessione collettiva sulle inchieste di Giuliano, il quale spesso aveva intrecciato la propria vita e la propria attività con la nostra professione, a cominciare dalle indagini sulla scomparsa di Mauro De Mauro e sull’assassinio di Mario Francese, due delle vittime più illustri di Cosa Nostra.
Quarant’anni e il pensiero va all’intreccio perverso fra mafia, mala politica, logge massonche neanche troppo segrete e servizi collusi: basti pensare, a tal riguardo, sl fatto che De Mauro, con ogni probabilità, ha pagato anche il fatto di sapere troppo in merito ai mandanti e ai veri responsabili del delitto Mattei, in una stagione in cui bisognava ancora accreditare la fola che il suo aereo fosse precipitato in quel di Bascapè a causa di un guasto o di un misterioso incidente. Non a caso, stava collaborando con Francesco Rosi per la realizzazione della sceneggiatura del film Il caso Mattei.
Quarant’anni e un mosaico che acquisisce sempre più tessere, anche se purtroppo è difficile far sì che l’opinione pubblica le veda, che ci si renda conto dell’abisso nel quale siamo tuttora immersi e che continua a condizionare la nostra vita pubblica, non certo solo a livello politico.
Quarant’anni e la violenza che, da quel momento, si abbatté su Palermo, trasformandola in una sorta di Beirut, con una scia di sangue che avrebbe coinvolto molteplici categorie e trasformato una delle città più belle del mondo nel teatro tragico di una mattanza senza fine.
Boris Giuliano era un poliziotto dal volto umano, un rigoroso uomo di legge ma, al contempo, una persona innamorata del prossimo e capace di trattare chiunque con gentilezza e rispetto.
Quarant’anni e un destino amaro nel quale siamo tutti, volenti o nolenti, coinvolti.
P.S. Addio a Ilaria Occhini, un altro esempio di bellezza e poesia che purtroppo non c’è più.