Vengono chiamati haters, utenti che da dietro una tastiera inquinano post e foto con commenti intrisi di odio e cattiveria immotivata. Hanno una forte propensione ad insultare le vite altrui ritenendole migliori della propria. I bersagli sono molti ma allo stesso tempo sempre gli stessi: i politici e i personaggi dello spettacolo.
Le cause? Spesso cattiveria, frustrazione e invidia, sentimenti sempre più diffusi al livello sociale e specchio di una realtà priva di valori, tesa solo alla ricerca del benessere individuale. Ma quest’odio, oltre che nella vita virtuale, esiste anche in quella reale? Partiamo da un presupposto: esprimere le proprie opinioni da dietro uno schermo è più semplice rispetto al contatto diretto e dal vivo. Da casa o dal cellulare il senso di protezione è maggiore e i rischi minori. Monta quindi una grande sfacciataggine, lontana dal nostro carattere e legata a una delle più temibili debolezze umane: la vigliaccheria. In pubblico difficilmente si cerca lo scontro con altrettanta foga, si teme invece il giudizio altrui e le conseguenze che da questo potrebbero derivarne.
Così i social, nati principalmente per mettere in contatto i propri utenti, si trasformano in un vero e proprio campo di battaglia. Soprattutto Facebook e Instagram, i social ad oggi più utilizzati. Il primo ha ottenuto da subito un gran successo, perdendo però nel tempo le generazioni più giovani a favore di un pubblico over 40. Il secondo ne ha tratto immediato vantaggio, costruendo il proprio exploit su un meccanismo di interazione completamente incentrato su contenuti fotografici.
Così è Facebook a raccogliere il peggio del peggio: dibattiti spazzatura in cui raramente emergono contenuti sensati, alimentati da personaggi agguerriti e pronti a replicare con punte d’odio impressionanti. Instagram è invece il campo dei direct, chat private in cui si risponde alle stories di altri utenti. Solo nel caso delle dirette, e non sempre, emergono insulti o critiche pesanti, quasi sempre isolate però dal resto degli utenti.
Si odia nella vita, ma con imbarazzo e conseguente moderazione. Si odia sui social, con meno paura e più sfrontatezza. L’astio manifestato nel mondo virtuale è solamente una diretta conseguenza delle nostre repressioni, nascoste e ingabbiate nelle frustrazioni del nostro quotidiano. Posizioni estreme e intrise di invidia collimano spesso con l’incapacità di esprimere educatamente un concetto. Ritrovare un dibattito sano e utile per la comunità deve essere l’obiettivo di un social, Facebook, che dovrebbe valorizzare sempre più la qualità dei contenuti proposti e limitare la piaga delle fake news, in uno scenario che purtroppo sembra invece peggiorare di giorno in giorno.