Studentessa di Scienze politiche dell’Università di Pisa, si è classificata prima al concorso Giovani talenti per l’Italia, l’Europa, il mondo dell’Istituto Affari Internazionali (IAI), si chiama Virginia Volpi, 22 anni, di Pisa. Si è aggiudicata un tirocinio retribuito di tre mesi nella sede dell’IAI a Roma e la pubblicazione del saggio con cui ha vinto intitolato Unione di stati ma non di intenti. Se si rompe la comune visione europea. Di questo e del suo sogno europeo parla a Zai.net.
Cos’è per lei l’Europa?
È un’opportunità irrinunciabile. Unica dimensione possibile e auspicabile in un mondo interconnesso fatto di potenze globali come quello odierno. Per me l’Europa è il mio argomento di tesi. È il motivo e il mezzo del mio Erasmus a Strasburgo. È la visita alle Istituzioni europee di Bruxelles, con l’incontro con l’Alto Rappresentante Federica Mogherini e la Eurodeputata Elly Schlein. È il mio interrail in Ungheria, Austria, Repubblica ceca e Germania, mentre Orbán innalzava muri. È la notte del 23 giugno 2016, quando il Regno Unito oscillava tra il leave e il remain. Ed è il mio viaggio nel CIE deserto di Lampedusa, all’indomani della morte di 368 migranti, affogati nel Mediterraneo per un rimpallo di competenze tra Malta e l’Italia.
Questo è stato l’episodio che mi ha fatto capire la fortuna di essere nata dalla parte “giusta” del Mediterraneo e la necessità di dare al fenomeno migratorio una risposta europea.
Si parla sempre più spesso di “cittadinanza attiva” cosa significa per lei e da cosa dovrebbe partire?
Più che cittadinanza attiva o passiva, anzitutto è necessaria una cittadinanza consapevole: bisogna avere la consapevolezza delle cittadinanza europea. Chi nasce in uno degli stati membri automaticamente acquisisce la cittadinanza europea, spesso quindi è data per scontata. Ma non è così. Allora bisogna essere ben consci della “fortuna” avuta, e dei diritti e privilegi che ne derivano: dalla libertà di movimento all’Erasmus. Dunque credo fermamente che si debba partire dai giovani e dall’educazione civica europea, da introdursi nei licei e gli istituti.
“Unione di Stati e non di intenti”, recita il suo saggio. A cosa dovrebbe mirare l’Unione?
A diventare davvero una unione sovranazionale, tramite magari liste elettorali transnazionali e non più nazionali per l’elezione del Parlamento europeo. Ma questo lo si potrà fare solo quando si sarà creata una vera e propria classe dirigente europea.
Le differenze culturali ed ideologiche che percorrono l’Europa possono diventare la base su cui costruire un confronto proficuo che porti a soluzioni concrete?
Il motto dell’Europa è “Uniti nella diversità”: nessuno dunque vuole creare un’Unione di cloni. La diversità è il terreno fertile e indispensabile. Certo, non è accettabile che si mettano in discussione valori e diritti. Ci sono delle condizioni per entrare a far parte dell’Europa: bisogna rispettare i valori di uguaglianza, democrazia, libertà, si deve garantire lo stato di diritto e così via. Su tutto il resto invece è bene discutere, confrontarsi e fare della diversità il punto di forza.
Cosa sogna per l’Europa del futuro?
Sogno che resista ancora a lungo e che riesca ad evolversi davvero in una Unione sovranazionale. Sogno che col passare del tempo gli Stati possano cedere all’Europa sempre più competenze cosicché questa possa funzionare in modo più efficiente di come funziona oggi.