Compie cinquant'anni Michael Schumacher, figlio dell'operosa regione tedesca del Nordreno-Vestfalia, fuoriclasse amatissimo e mito planetario che ha riscritto la storia della Formula 1.
Sappiamo tutti cosa gli è accaduto cinque anni fa mentre sciava sulle Alpi francesi, in quel di Méribel, e sappiamo anche che difficilmente potrà tornare ad essere lo Schumi di prima, il nostro Schumi, il campione che saltava sul podio dopo ogni vittoria e che noi ammiravamo davanti al televisore, quasi aspettando solo quel salto, quella genuina esplosione di gioia, quella felicità bambina che sembrava incredibile se associata ad un pilota considerato, per il resto, algido, perfezionista, meticoloso ai limiti della noia, poco avvezzo a concedere spazio alle emozioni o ai sentimenti.
Schumacher, in pista e nella preparazione delle gare, era una macchina perfetta: poche sbavature, pochissimi errori, record su record macinati, traguardi conseguiti e subito accantonati per raggiungerne di nuovi, una vita trascorsa a correre, sempre sull'asfalto, dentro un abitacolo, con una concentrazione infinita, una passione assoluta, una grinta e un desiderio costante di andare oltre se stesso, di abbattere ogni barriera, di superare ogni ostacolo e di tagliare per primo il traguardo per vincere persino la non semplice sfida con l'anagrafe.
Michael Schumacher, detto anche il kaiser, il re, lo zar dei circuiti, è stato all'apparenza un cinico e in realtà un gigante, un uomo mite e gentile, generoso, sempre pronto a battersi e a prodigarsi per il prossimo.
Chi e oggi Schumi? Cosa fa ora che ha conseguito l'ennesimo risultato straordinario, ossia sopravvivere all'inferno e restare tenacemente aggrappato a questa Terra che ancora lo acclama e alla sua gente che lo vorrebbe veder tornare quanto mano a sorridere?
Il figlio Mick ha scelto di seguire le orme paterne e l'inizio è stato alquanto promettente. Ogni volta che festeggia una sua vittoria ci ricorda chi sia stato suo padre e quale magnifica eredità ci abbia lasciato.
Comunque vada, Schumi è uno di quegli eroi destinati a non morire mai: al massimo, un giorno, andrà in trasferta e quando sentiremo un motore rombare lassù, sapremo che è la sua anima.