Autunno rock
Pronti per il ciclone R5?
Concerti sold out, folle di fan in adorazione: a tu per tu con la band che sta spopolando nei cuori di milioni di persone, senza nessuna limitazione geografica
Chiara Colasanti | 26 novembre 2015

 

Come vi descrivereste a qualcuno che non conosce la vostra musica?

Stiamo portando una prospettiva un po’ più rock’n’roll all’attuale musica pop.

Se dovessi descrivere l’album, direi che è rock funk’n’roll, con una spolveratina di pop. Canzoni come Dark Side, F.E.E.L. G.O.O.D. e Did you have your fun? hanno delle influenze davvero funky! Mano a mano che cresciamo e ci evolviamo ci stiamo dirigendo sempre di più verso questa direzione: è una frase strana, ma pensiamo che “rock funk’n’roll” possa descrivere al meglio quello che vogliamo fare. Il desiderio di allontanarci da quello che è un suono pop “normale” è forte: sentiamo che il rock’n’roll sta per fare il suo ritorno e vogliamo assolutamente esserne parte!

Avete una routine creativa oppure cambiate ogni volta approccio nella composizione di un brano?

Solitamente iniziamo con la musica, di cui si occupa Rocky, e poi continuiamo con la melodia e con i testi. La maggior parte di quest’album è stata scritta in un garage dove con Ross e Riker facevamo jam tutto il giorno, mentre ci registravamo; quando poi gli altri arrivavano nel garage cominciavamo a lavorarci tutti insieme sopra cambiando parti di canzoni, sistemando passaggi che non ci convincevano e facendo evolvere la melodia fino a farla diventare canzone: abbiamo lavorato così più o meno per un paio di mesi. Solo due canzoni di quelle create nel garage non sono finite nell’album, per il resto ci sono tutte!

Un lavoro collettivo, dunque, ma che parte da una base già forte…

Sì. La musica che Rocky ci propone in partenza è già molto accattivante da sola, poi unita ad un concetto che si vuole approfondire, a testi interessanti e a melodie che riescano a colpire si passa al livello successivo! Quando ascoltiamo le cose di Rocky già c’è qualcosa che ci colpisce: è lì che nascono le emozioni poi raccontate nei testi. 

Cosa sarebbe successo se i vostri genitori non avessero deciso di trasferirsi a Los Angeles?

Probabilmente sarebbe successo più o meno quello che ci ha portato fino a qui; penso che sarebbe solo slittato tutto di qualche anno. Crescendo in una famiglia molto unita avevamo più o meno tutti gli stessi interessi; quando Riker ha voluto trasferirsi a Los Angeles per lavoro lo abbiamo seguito tutti, ma sarebbe comunque successo qualche anno dopo, quando ho compiuto 18 anni. (4 degli R5 sono fratelli, ndr).

I nostri genitori ci supportano moltissimo in tutto quello che facciamo, basta che lo si faccia tutti insieme. Pensate che quando ho iniziato a giocare a hockey, tutta la famiglia ha iniziato a giocare a hockey; siamo andati insieme a lezioni di canto, di piano, tutto tutti insieme!