"Nero" è rock di radice blues, ispirato dal suono di grandi e moderne band come i Black Keys o i White Stripes, band che hanno utilizzato il blues riportandolo in chiave rock moderna. La stessa cosa che ha voluto fortemente Federico Poggipollini, sostenuto da Michael Urbano con cui nella produzione del disco c'è stata una sintonia fino a quel momento inedita per Federico.
Come è nato “Nero”? Qualche aneddoto dallo studio di registrazione?
Nero è nato da una mia esigenza compositiva, senza sapere esattamente dove andare, ho iniziato ad incontrarmi una due volte a settimana con il mio amico Marco Prati e abbiamo iniziato a buttare giu delle melodie, dopo non molto mi sono trovato delle canzoni su cui valeva la pena lavorare, così ho iniziato a buttare giù i testi. Poi è arrivato Micheal che ha ascoltato i brani e mi ha spinto a produrre il disco, il suo contributo è stato molto importante mi ha spinto a fare un lavoro coraggioso e’ stato registrato tra Bologna e la California, veniamo dagli stessi ascolti ed è stata subito sinergia.
Consigli per chi vorrebbe fare della musica il proprio mestiere?
Al giorno d’oggi non esistono strade più semplici o facili di altre, quindi posso solo consigliare di seguire un’ esigenza, di seguire lo stomaco, di lavorare molto a quell’esigenza. È vero il talento è fondamentale ma non basta; dietro ad un musicista c’è sempre un grande lavoro che spesso o almeno nel mio caso non ti lascia mai.
C’è una domanda che nessuno le ha mai fatto ma a cui vorrebbe rispondere per poter parlare di qualcosa che le sta a cuore?
Quello che mi preme raccontare il sacrificio che sta dietro ad un lavoro artistico, a volte si pensa che sia una vita bella e patinata, lo è anche ma dietro ci sono molte rinunce, migliaia di ore piegati su uno strumento e spesso una vita affettiva e sentimentale non facile, poiché non sempre è facile stare dietro ad un musicista.