Chi l'ha detto che noi giovani non ascoltiamo gruppi dal sound un po' più stagionato? Certo è che, al contrario di come molti vogliono farci apparire, sappiamo apprezzare anche meglio sonorità un po' meno “integrate” nella massa di canzoni che le radio ci propone in continuazione. Questo è il caso degli Atomika Kakato.
Non lasciano alcun dubbio: appena si inizia a sentire il loro album, sembra quasi di essere trasportati in una dimensione parallela, una sorta di oasi in cui gli anni '80 la fanno da padrone e, senza alcuna macchina del tempo, ci si ritrova tra paillettes e capelli cotonati. “Profeti della Old Wave”, come il titolo del loro album, quella stessa wave inglese che in quegli anni spopolava e faceva cantare e ballare tutti i ragazzi, alla ricerca della loro identità, trovata (il punto interrogativo è d'obbligo...) sulle note di canzoni come queste.
Inutile dire che la scia su cui cercano di posizionarsi gli Atomika sia quella lasciata da gruppi come Cure e Joy Division, ma l'andamento spigoloso dell'album non può che far pensare a formazioni come gli XTC. Il saccheggio delle sonorità del genere è scontato, ma comunque ben interpretato.
Non ci si poteva che aspettare un disco del genere dalla neonata etichetta “Lo Scafandro”, dietro alla quale ci sono nomi come Fabrizio Tavernelli e Roberto Fiorello Fontanesi, che ha dato vita al gruppo A.F.A., lavorato in label storiche come I dischi del mulo e collaborato con artisti come Massimo Zamboni e Giovanni Ferretti (ex CCCP).
Old wave prophets
Chiara Colasanti | 29 gennaio 2011