Aveva raccontato la sua fuga in una traccia virale: Tay-K condannato per omicidio 
Redazione | 15 aprile 2025

Aveva raccontato la sua fuga in una traccia virale: Tay-K condannato per omicidio

Dopo sette anni Tay-K è stato giudicato colpevole dell’omicidio di Saldivar

Photo Credits: United States Marshals Service

Dopo sette lunghi anni di attesa, è arrivato il verdetto: Taymor McIntyre, meglio conosciuto come Tay-K, è stato riconosciuto colpevole dell’omicidio di Mark Anthony Saldivar. Il rapper texano è stato però assolto dall’accusa più pesante: omicidio capitale, evitando così la possibilità della pena di morte. Resta comunque una condanna pesante: rischia da 5 a 99 anni di carcere, con l’ipotesi più realistica che il giudice opti per l’estremo superiore della pena.

Un verdetto che chiude (almeno in parte) una delle storie più controverse del rap americano contemporaneo, iniziata nel 2017 — lo stesso giorno in cui Tay-K fu arrestato e pubblicò The Race, la traccia virale che lo trasformò da fuggitivo a fenomeno mondiale.

The Race non era solo una canzone: era una confessione mascherata da hit, un inno cupo e provocatorio pubblicato il giorno stesso in cui Tay-K veniva catturato dopo tre mesi di latitanza. A soli 17 anni, era già al centro di una narrazione brutale: accusato di aver ucciso un fotografo — Saldivar — per rubargli l’attrezzatura. La fuga, la musica, la viralità: tutto si è mischiato in uno storytelling che ha reso il caso un oggetto di culto e polemica.

La difesa ha sostenuto che non c’erano prove sufficienti, ma la giuria ha deciso diversamente. E a pesare è stata la testimonianza della sua ex ragazza, comparsa in aula e ritenuta cruciale nel definire i dettagli che hanno portato alla condanna. Da quel momento, il destino processuale di Tay-K è sembrato segnato.

Un elemento importante nel processo è che Tay-K era minorenne quando è avvenuto il delitto. Questo potrebbe spingere il giudice a considerare una pena meno severa, anche se le aspettative parlano di ergastolo, vista la gravità dei fatti e l’impatto pubblico del caso.

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Nonostante l’assoluzione per omicidio capitale sia tecnicamente una “vittoria”, l’artista resta dietro le sbarre e difficilmente tornerà libero a breve. L’immaginario che lo ha reso un personaggio mitico — “I was tryna beat a case, but I ain’t beat that case, b**h I did the race”* — oggi si spegne sotto il peso della realtà.