2 milioni di risarcimento per abusi all’ex assistente: Soulja Boy colpevole
Ieri il verdetto ha inchiodato Soulja Boy, condannato per diversi reati
Passare dall’essere la voce in sottofondo ai balletti di TikTok al venire condannato per molestie sessuali è un attimo: chiedete a Soulja Boy. Ieri il rapper è stato giudicato colpevole di aggressione, abuso sessuale e violazioni salariali. Un verdetto che gli è costato oltre 4 milioni di dollari.
Soulja, al secolo DeAndre Cortez Way, è stato condannato in sede civile a pagare 4 milioni di dollari per aggressione e abuso sessuale, oltre a 2.650 dollari per violazioni salariali. La denuncia, presentata da una donna anonima che lavorava come sua assistente personale tra il 2019 e il 2020, includeva accuse gravissime: minacce con armi da fuoco, violenze fisiche e psicologiche, oltre a una sistematica negazione dei suoi diritti lavorativi. La somma richiesta inizialmente superava i 73 milioni di dollari, cifra simbolica nel tentativo di dare un peso reale a ciò che, troppo spesso, viene relegato tra le note a piè di pagina del gossip.
Al momento della lettura del verdetto, Soulja Boy, secondo il racconto della giornalista Nancy Dillon, presente in aula, è rimasto immobile, con lo sguardo fisso davanti a sé. Una reazione muta, forse strategica, forse semplicemente svuotata di senso dopo mesi di dibattimenti, scontri, derisioni pubbliche —come l’ormai virale episodio in cui l’accusa ha ironizzato sui finti occhiali indossati per avere un’aria innocente. Ma se è vero che il giudizio finale ha ridimensionato le richieste iniziali della donna, è altrettanto vero che la corte ha riconosciuto la gravità di alcune delle accuse principali. Non un’assoluzione, dunque. Solo una sentenza “ridotta”, rispetto all’entità delle richieste iniziali.
La denuncia, avviata nel 2021, è stata presentata anonimamente. Secondo quanto emerso in aula, l’esperienza della donna come assistente del rapper si sarebbe trasformata in una spirale di abusi sistematici, violenze fisiche e minacce, con episodi che coinvolgevano anche armi da fuoco e pressioni familiari. Soulja ha negato ogni accusa, sostenendo che tra i due ci fosse un rapporto consensuale e attribuendo le dichiarazioni della donna a “gelosia” e “tentativi di distruggergli la reputazione”.
Ma al di là della versione difensiva, il caso solleva una questione: quando una figura pubblica viene accusata da una donna anonima di abusi, chi detta la narrazione? Nel caso di Soulja Boy, la reazione mediatica è stata tiepida, spesso spostata sul piano del sensazionalismo, più interessata alle sue faide con Blueface o ai meme da social che non alla sostanza delle accuse. Il processo stesso ha oscillato tra momenti di grave testimonianza e altri quasi farseschi, sottolineando quanto ancora sia difficile, nella cultura hiphop come in quella mainstream, affrontare certi temi senza deragliamenti.
Potrebbe interessarti anche Elon Musk schernisce Snoop Dogg per l’esibizione al Crypto Ball
Non c’è ancora una dichiarazione ufficiale da parte del rapper o del suo team. Né la donna ha rilasciato commenti successivi al verdetto. Entrambi sembrano aver ottenuto solo in parte ciò che volevano. Ma il punto non è chi ha vinto o perso, ma quanto ancora certe accuse passino in secondo piano.
Soulja Boy è una delle figure più influenti del rap digitale post-2000. Il rapper che ha reinventato la viralità con “Crank That”, che ha mostrato una via alternativa al mainstream e ha incarnato l’estetica del self-made senza etichetta. Ma oggi la sua immagine si scontra con l’ombra lunga di accuse gravi, che impongono una riflessione doverosa.