Diddy costringeva i dipendenti a turni inumani minacciandoli di licenziarli
Manca poco al 5 maggio e la situazione si fa sempre più difficile per Diddy. Ieri infatti un’altra denuncia (tecnicamente un atto di accusa sostitutivo, supersending indictment) si è abbattuta sul magante. Questa volta gli vengono recriminati lavoro forzato, minacce e violenza sessuale.
Secondo quanto riportato nel documento depositato presso la Corte Distrettuale degli Stati Uniti per il Distretto Meridionale di New York, Diddy avrebbe costretto i dipendenti della Combs Enterprise a turni di lavoro massacranti, ricattandoli con la minaccia del licenziamento. Con un dipendente gli abusi si sarebbero spinte oltre, fino alla pretesa di atti sessuali da parte di Combs sotto minaccia della violenza. “Combs, insieme ai membri e agli associati dell’Enterprise, manteneva inoltre il controllo su alcuni dipendenti dell’azienda, costringendoli a lavorare per lunghe ore con poco sonno attraverso l’uso di, tra le altre cose, forza fisica, danni psicologico, danni finanziari e danni reputazionali, e/o minacce degli stessi”, si legge nella nuova incriminazione.
“Facendo ciò, Combs, assistito dai membri e dagli associati dell’Enterprise, ha portato questi dipendenti a credere che sarebbero stati danneggiati – incluso il licenziamento – se non avessero rispettato le sue richieste. Con riferimento a un dipendente in particolare, Combs ha utilizzato forza fisica” oltre agli altri ricatti “per costringerlo a compiere atti sessuali con lui”.
L’incriminazione aggiunge informazioni a sostegno delle accuse già esistente ma non ne aggiunge di nuove. Diddy, dal canto suo, continua a negare ogni contestazione: “Il signor Combs lo ha già detto e lo ripeterà: nega con veemenza le accuse mosse contro di lui dalla Procura di New York”, ha dichiarato Marc Agnifilo, “Non vede l’ora di affrontare il processo, durante il quale sarà chiaro che non ha mai costretto nessuno a compiere atti sessuali contro la propria volontà. Molti ex dipendenti sono dalla sua parte, pronti a testimoniare sulla dedizione, il duro lavoro e l’ispirazione che hanno vissuto contribuendo alla costruzione di aziende innovative e premiate”.
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Questo è il secondo atto di accusa sostitutivo dall’arresto di Diddy. Il primo, risalente a gennaio, gli contestava ulteriori reati sessuali commessi su due vittime. Nella causa federale originaria è accusato di traffico sessuale e trasporto ai fini della prostituzione (in Italia entrambi i reati rientrerebbero nel favoreggiamento della prostituzione) e associazione a delinquere. Le cause civili invece sono ormai arrivate a 46, grazie anche al contributo dello studio Buzbee. Puff potrebbe essere formalmente incriminato per queste nuove accuse il 14 marzo. Il suo processo è fissato per il 5 maggio.