Diddygate: lo studio texano è stato preso d’assalto telefonicamente dopo la conferenza stampa
Se sei Sean Combs nel 2024, passare da dodici denunce a dodicimila è un attimo. Lo studio legale di Houston che la scorsa settimana ha indetto una conferenza stampa per parlare del caso Diddy ha ricevuto migliaia di telefonate da altrettante presunte vittime o testimoni.
Il 1 ottobre Tony Buzbee ha dichiarato in conferenza stampa di starsi occupando di oltre 120 cause contro il magnate e ha invitato a denunciare chiunque fosse stato coinvolto o avesse assistito ai suoi abusi. A quel punto il suo studio aveva già ricevuto oltre 3 mila chiamate, ma nelle sole 24 ore dopo l’annuncio se ne sono aggiunte almeno altre 12 mila.
Come è già avvenuto per le precedenti tremila, i collaboratori di Buzbee opereranno una selezione delle varie dichiarazioni, ma la cifra è indicativa della risonanza che il caso Diddy ha avuto nell’opinione pubblica. Dal suo arresto, infatti, i giornali hanno iniziato a parlare di un nuovo #MeToo, questa volta relativo all’industria discografica dopo quella cinematografica.
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Dal canto suo, Puff ha fatto un terzo tentativo di richiesta di uscita su cauzione. Ha promesso 50 milioni oltre a varie garanzie come l’isolamento domestico, un tracciatore GPS e regolari controlli antidroga; inoltre è dall’arresto che il suo jet privato è stato messo in vendita. Tuttavia anche questa volta la richiesta è stata rifiutata.