Il procuratore ha criticato l’incontro del rapper all’università di Napoli
The Clash of Civilizations? è un articolo pubblicato nel ’92 dallo scienziato politico Samuel Huntington che teorizzava che la fonte dei conflitti del mondo moderno sarebbe stata la differenza culturale e religiosa. Nonostante questa teoria sia stata largamente confutata, un suo riflesso sembra essersi palesato ieri quando si è diffusa la notizia che il procuratore della Repubblica Nicola Gratteri ha duramente criticato l’incontro previsto tra Geolier e gli studenti dell’Università Federico II di Napoli. L’illustre magistrato che da anni si batte contro la criminalità organizzata ha dichiarato proprio durante l’incontro in una scuola che l’università dovrebbe presentare solo “eccellenze” e “modelli di vita”, implicando che un rapper sia ben lungi dal rappresentare questo profilo.
Niente di personale verso Geolier, infatti Gratteri non vuole “neppure sapere chi è il cantante”, ma in generale l’idea è che “se si arriva a questo”, cioè ospitare un cantante (o forse proprio un rapper?), “si deve mettere in discussione che cosa è diventato il percorso universitario”. Su questo ha perfettamente ragione Gratteri. Si deve mettere in discussione il percorso universitario, ma non perché propone lezioni da chi magari una laurea non ce l’ha, ma perché in modo ormai evidente la laurea non è una garanzia di competenza e passione ma solo un documento da possedere per poter lavorare in quasi qualsiasi ambito. Altro che eccellenza.
Il rettore della Federico II Matteo Lorito ha risposto alle critiche invitando Gratteri all’incontro, ma il magistrato non ha voluto avere niente a che fare con l’evento e ha declinato l’invito. L’intenzione di Lorito era quella di appoggiarsi alla figura di Geolier per “entrare in un mondo che sembra impermeabile alla cultura e alla formazione, al vivere secondo le regole della legalità”. Dal canto suo, quando ieri pomeriggio è entrato nell’aula universitaria della sede di Scampia, Geolier ha risposto agli applausi senza vanagloria, dicendo che “qua dentro io non posso insegnare niente a nessuno, posso solo imparare” e ammettendo che avrebbe voluto studiare di più.
Trascendendo da tutte le parole spese durante l’incontro, queste frasi sono già sufficienti a dimostrare che Gratteri sbaglia: se anche uno solo di coloro che hanno seguito l’evento in diretta su YouTube ha deciso di iscriversi all’università perché ha sentito il suo rapper preferito dirsi pentito per non averlo fatto, allora Geolier non si può considerare che come un modello positivo e l’intervento all’università come un successo. Tutti i Gratteri d’Italia dovrebbero interrogarsi su quale sia il mondo in cui vivono e comprendere che lo scontro tra il loro ideale di un’università elitaria e chiusa e l’immagine di un luogo aperto alle contaminazioni culturali non ha più senso e, anzi, ha il sapore di stantio, come la teoria di Huntington.