Il rapper napoletano ha conquistato la maggioranza dei voti nella quarta serata
Sarà anche stato accompagnato da più fischi che applausi, ma intanto il nome annunciato per il primo posto è quello di Geolier. Il suo brano “I p’ me, tu p’ te” alla fine ha convinto la maggior parte dei votanti, con buona pace di chi direttamente dalle sedie dell’Ariston tifava per Angelina Mango (a quanto pare tutti). Sorry not sorry, evidentemente la gran parte degli italiani che ha seguito lo spettacolo da casa è più potente di voi quando si tratta di numeri. C’è da dire però che non è tutta colpa dei comuni cittadini se ha vinto Geolier, infatti i voti della quarta serata sono stati suddivisi tra televoto, radio e sala stampa/TV/web, con un lieve sbilanciamento verso la prima categoria (34% vs 33%). Dato che i giornalisti accreditati hanno espresso chiaramente la propria opinione nei confronti del rap all’interno del Festival, evitando accuratamente ogni artista hiphop, trap o simpatizzante tra i primi cinque della serata inaugurale (nonostante ricordiamo rappresentino un terzo dei concorrenti), agli scontenti non rimane che prendersela con le radio, soprattutto quelle che propendono per il rap (HotBlock presente).
Una spiegazione che circola, il cui scetticismo e disprezzo la rendono nient’altro che una versione articolata dei fischi dell’Ariston, di quella che sembra una vittoria rubata è: “Se ha vinto Geolier è tutta colpa dei ragazzini infognati con la trap che non capiscono niente di musica”. Semplice fallacia, basata su almeno tre convinzioni erronee. La prima è la suddivisione dei voti che, come abbiamo visto, implica un concocorso di colpa. La seconda è che non si tratta solo dei “ragazzini infognati con la trap”: se Geolier ha superato tutti, se chi ha portato il rap a Sanremo è stato apprezzato, non è per la degenerazione dei costumi. Intanto i ragazzini, quelli veri, non i quarantenni incapaci di crescere, con molta probabilità non seguono Sanremo; se sono minorenni poi, in teoria, non potrebbero votare. Concordando infine sul fatto che a venticinque anni non sei più un ragazzino, parliamo di persone dai 18 ai 24 e se l’ISTAT non mente, l’età media in Italia è di 46 anni e mezzo, quindi il gruppo incriminato non può essere sufficientemente numeroso.
È un discorso meramente demografico, anche perché sul gusto personale non ha senso discutere ed è già pieno di opinionisti che scrivono “povera Donatella Rettore” riferendosi al suo duetto con La Sad o che si commuovono per il momento nonno-nipote di Vecchioni e Alfa. Non ci schieriamo né con loro né contro, ci concediamo solo un sorriso pensando ad Amadeus che si rivolge in un napoletano titubante a Geolier, Luché e Gigi D’Alessio, con Guè che si guarda intorno perplesso alla ricerca della Madonnina del Duomo.
In ogni caso lo scandalo di questo Sanremo non riguarda solo Geolier, ma il rap in generale: la seconda serata l’ha vinta lui, ma subito dopo c’era Irama; la serata successiva ha visto tre rapper tra i primi cinque, cioè Ghali, Il Tre e Mr Rain; infine la serata cover ha premiato sì Geolier, ma anche Ghali e Alfa. Forse è il caso che gli spettatori storici del Festival inizino a capire che in Italia è cambiata musica, letteralmente. Anche se alla fine vincerà il pop, anche se sul podio non ci sarà spazio per le rime, questo Sanremo è la testimonianza che a livello dei generi musicali qualcosa si sta muovendo (senza riferimento al pezzo di Diodato).
Comunque, fino a stasera, quando sarà (finalmente) tutto finito, manteniamo la sospensione del giudizio. E forse è meglio che ognuno pensi per sé, o meglio, i p’ me, tu p’ te. E Dio p’ tutti.