Il giovane trapper Rondodasosa ospite di Muschio Selvaggio insoddisfatto dell’Italia, poi attaccato in una storia da Simba La Rue
La puntata di ieri di Muschio Selvaggio, podcast diretto da Fedez e Davide Marra, ha permesso al pubblico di conoscere un po’ più da vicino Rondodasosa, non solito a concedere interviste. Il trapper, all’anagrafe Mattia Barbieri, è sembrato piuttosto cupo, soprattutto nei confronti di alcuni temi. A proposito del suo progetto di trasferirsi all’estero, Fedez gli domanda perché non sia riuscito a fare qui ciò che aveva progettato: “cultura, mentalità” risponde secco Rondo, “però ora si sta sviluppando, quindi ci sta, è come se fossi un martire, capito?”. San Mattia da San Siro, dunque.
Le critiche procedono nei confronti di personalità precise ma non nominate (per internet una è sicuramente Marracash) che avrebbero ostacolato la carriera del trapper e, parlando di rapporti sociali, Rondo spiega che cosa sia per lui un tradimento da parte di un fratello: “quando tu ti leghi a un gruppo di persone, rappresenti quel gruppo di persone e poi a un certo punto switchi e te ne vai via”, aggiungendo “se tu fai parte di una cosa non puoi essere un giorno blu, il giorno dopo rosso”. Allusione a Simba La Rue? Può darsi, certamente così ha percepito il diretto interessato che, furente, ha reagito con una storia su Instagram la cui conclusione minaccia “ora vatti a sfogare nei tuoi testi finché non ti chiudo in un pacco”. Tra i due non scorre più buon sangue da alcune settimane, come testimonia la reciproca interruzione di follow sui social, gesto ad oggi più radicale della lettera dell’avvocato divorzista.
Il tono di voce di Rondo si è un po’ sollevato quando ha raccontato della sua esperienza negli States, dove ha ricevuto il privilegio di scorrazzare nel quartiere leggendario di Nipsey Hussle e di entrare nelle grazie dei temuti crips, dei quali i suoi amici o, meglio, la sua “famiglia” come ama dire Rondo, rimasti in piedi sullo sfondo per quasi un’ora filata, sembrano fare un cosplay -piuttosto riuscito tra l’altro.
L’ultima critica è verso quello che comunemente si immagina essere il suo pubblico: “I miei fan non sono i maranza, quelli non li ho creati io, […] i miei fan sono altre persone”, contrapponendo l’idea di “un ragazzo che sta buttato tutti i giorni in strada” contro quella per cui “devi aiutare la tua famiglia, devi fare i soldi, devi essere un hustler”, nel senso buono di persona ambiziosa con spirito imprenditoriale più che nel senso letterale di trafficone, cioccaro o direttamente truffatore. Almeno, si spera.