Ultimamente sta facendo parlare di sè una giovanissima rapper di New York: Rico Nasty.
La sua voce roca, il suo stile ”psycho” sono diventate rapidamente uno dei suoi marchi di fabbrica perché forniscono un immagine, un ”role model” che ostenta sicurezza sopratutto per le donne. In particolare sembra che le donne di colore, la stiano prendendo a modello per aiutarsi a liberarsi dalla loro rabbia repressa.
Alla luce del suo recente mixtape *Anger Management*, Rico Nasty sembra essere diventata, secondo pitchfork, la guida di una nuova generazione di artisti hip-hop femminili che stanno realizzando la loro personale catarsi artistica proprio attraverso la rabbia.
Per questa sua indole indomita e guerriera, che l’ha spinta a scagliarsi – anche fisicamente – contro qualsiasi aggressione sessista o razzista, Nasty sta diventando una vera e propria bandiera dello stile ”hard”, insieme a Princess Nokia, che – sopratutto con la sua hit Kitana – sembrano spaventare i media di settore, per la rabbiosa energia che sprigionano.
Ma mentre dall’altra parte dell’oceano le donne stanno prendendo contatto con emozioni che, per la società maschilista, non si addicono al ”genere”…la nostra domanda è: dove si collocano, invece, le nostre rapper italiane?
Di solito in uno spazio discografico che sta a metà fra la ”liquid” trap dai chiari ammiccamenti al pop fino ai biechi pezzi per l’estate da ballare in qualche lido sulla costa adriatica. Sebbene ci siano stati alcuni esperimenti interessanti – come ha dimostrato, recentemente la comparsa di leslie su real talk- nessuna delle nostre rapper sembra stare approfondendo la direzione artistica rabbiosa, e più genuina, delle americhe.
Quello che ci auguriamo è che nel futuro prossimo, forse grazie anche all’aumento dell’esposizione mediatica delle colleghe americane, inizieranno anche loro a seguire ”la rage”, citando l’europea Keny Arkana.
Se non altro, perchè parafrasando Rico Nasty in un recente articolo per Pitchfork levels:
”le donne hanno bisogno di sprigionare la propria rabbia che, spesso, non viene accettata in quanto provoca disagio nei confronti dei propri interlocutori, sopratutto in quelli maschili”
Quindi ci pare lecito chiederlo, dov’è finita la rabbia delle nostre rapper?