Top 5 dei ”debut album” 2019
Redazione | 23 dicembre 2019
9.12.2019

 

Un altro anno se n’è andato ed è tempo di classifiche…

Questa che vi andiamo a presentare è la nostra personalissima classifica dei dischi d’esordio più interessanti usciti nel 2019. Abbiamo dovuto tenerne fuori molti, non ce ne vogliate se non trovate il vostro beniamino, ma consigliatecelo nei commenti!

 

5. PRIESTESS — “BRAVA”

Priestess è Brava, davvero. Troppo spesso apprezzata solo in paragone con le altre donne rapper, mostra una profonda consapevolezza estetica, espressa nello stile deciso e suadente. Assolutamente cosciente di non fare gangsta rap, invece di tentare di fare la dura risultando poco convincente (come tante sue colleghe), racconta con leggerezza ricercata i diversi aspetti di una femminilità mai banale.

 

 

4. QUENTIN40 — “40”

 

Quentin non è estremo, ma estremamente capace. È convincente, ha un flow impeccabile e dei testi contaminati con una giusta percentuale di innovazioni, non tante da perdere in musicalità ma abbastanza da costituire un segno distintivo: ad esempio, l’uso frequente di parole troncate trasmette una sensazione di fugacità che si percepisce in tutto il disco. Più che un disco, 40 è un muro ricoperto dai graffiti, tanto colorati quanto effimeri.

 

3. FSK SATELLITE — “FSK TRAPSHIT”

 

 

Greg Willen non dormire, ci servi. Gli FSK riportano la trap alle sue origini criminali, al suono claustrofobico di una stanza senza tempo in cui la luce risplende sul biancore. Le parole gridate da Taxi B, se non nel contenuto, nell’espressione rappresentano perfettamente uno smarrimento disperato, a tratti universale, enfatizzato dalle basi cupe e potenti che fanno da sfondo a situazioni di vuoto esistenziale, narrate con fiera rassegnazione.

 

2. THA SUPREME — “23 8451”

 

 

Tha Supreme sprizza giovinezza in ogni traccia, e sarebbe riduttivo imputarla solo alla sua giovane età: è un mood che si mette in gioco, si diverte, non si prende mai troppo sul serio. Proprio per questo ha tutta la libertà di sperimentare, sia a livello di scrittura, sia di interpretazione: sillabe spezzate, vocali modulate, neologismi accattivanti; un dinamismo colorato la cui forza innovatrice ci fa capire chiaramente perché Davide si sentisse un po’ sprecato a scuola.

 

1. MASSIMO PERICOLO — “SCIALLA SEMPER”

 

Tanto minaccioso quanto introspettivo, Alessandro Vanetti inserisce turbamenti personali e pensieri intimi all’interno di una cornice perfettamente in linea con le tre D dell’hiphop — donne, droga, delinquenza. La sua storia individuale, segnata da due anni di reclusione, fornisce solidità al personaggio un po’ criminale un po’ ribelle, deluso dalla vita convenzionale ma, in fondo, anche dalla sua alternativa illegale. Una cosa è certa, Massimo Pericolo soffre: che sia per rabbia, per amore o per insoddisfazione strutturale, le sue parole cariche di cinismo usano il freddo distacco della consapevolezza per descrivere sensazioni articolate e profonde, come il terrore di perdere altro tempo in un’esistenza in cui il tempo è troppo poco, un terrore che fa urlare “Voglio tutto in questa vita perché poi si muore”.

 

Aspettiamo il 2020 per sapere se le nostre intuizioni saranno confermate oppure biecamente infrante…