Quando il migliore album Rap non è Rap
Redazione | 27 gennaio 2020

Articolo di Alessandra Testori

21.01.2019

Alla fine Tyler, The Creator ha vinto un Grammy, anche se tecnicamente non se lo meritava. Nell’ambito di una premiazione costernata dalla morte del celebre ex-cestista Kobe Bryant, l’artista californiano ha vinto il “Migliore Album Rap” con “Igor”, uscito a maggio. Il problema è che “Igor” non è un album rap — e quindi non dovrebbe essere il migliore album rap dell’anno. Chiunque l’abbia ascoltato si sarà certamente accorto che le sonorità di Tyler vanno ben oltre un solo genere, ed è esattamente in questo che risiede la sua ricchezza. Lo stile ibrido con echi soul, atmosfere psichedeliche, batterie rock e generali rimandi ai suoni anni ’80 lo rendono una creatura unica, sinceramente impossibile da comprimere in una singola categoria. Ma essendo costretti a farlo, se “Igor” non è rap, in quale avrebbe dovuto essere inserito?

Escludendo l’ambito pop, dance, rock e simili, l’unica categoria che sembrava poter rispettare l’eclettismo del disco sarebbe stata “Album of the Year”, in cui tuttavia Tyler non è stato preso in considerazione — poi vinta da Billie Eilish. Il fatto è che il semplice etichettamento di Tyler come rapper gli ha precluso qualsiasi altro genere, a dimostrazione che, nonostante il rap sia ormai il genere musicale più popolare nel mondo Occidentale, i suoi esponenti sono ancora considerati outsiders dalla scena musicale nel suo complesso.

Adeguandosi alla categoria assegnatagli, Tyler si è ritrovato dunque a competere con nomi come 21Savage e Meek Mill che, nonostante non siano artisticamente più meritevoli di lui, sono stati sicuramente più “rap” nei loro ultimi dischi.

Tuttavia, alla luce della vittoria di “Igor”, forse è il caso di riconsiderare il significato attribuito al genere rap dall’industria musicale, apparentemente propensa ad utilizzarlo come ombrello semantico per tutte le forme musicali difficili da definire. O, piuttosto, per tutta la musica composta da rapper che intendono ampliare i propri confini artistici.