Articolo di Alessandra Testori
18.02.2019
Erano le 18 di venerdì, e anche qui a Torino, con buona pace del coronavirus, ci si stava preparando per l’uscita tra amici. Stava iniziando SCOPERTE (il nostro programma sulle reso news della settimana) e nessun pericolo sembrava frapporsi tra noi e la nostra serata. Nello stesso momento, a circa 700 chilometri di distanza, un intero quartiere di Parigi veniva preso d’assalto da un centinaio di persone. Questa volta, però, non si trattava di una di quelle zone di banlieue, che ultimamente affascinano tutti per la cultura hiphop ma che, fino a qualche anno fa, erano note praticamente solo per il degrado e le tensioni con le forze dell’ordine — un’immagine ben rappresentata nel celebre film del ‘95 “L’odio”.
Stavolta il casino è scoppiato direttamente in centro, nella zona della Gare De Lyon — a dieci minuti dalla Tour Eiffel, per capirci. Da lì si è innalzato un denso fumo nero che ha avvolto anche le zone circostanti, dalla Senna fino alla Bastille. A bruciare erano principalmente auto, date alle fiamme da un centinaio di cittadini di origine congolese non esattamente entusiasti dell’arrivo di Fally Ipupa. Un nome che per la maggior parte degli italiani non significa niente, ma che per Francia, Congo e gran parte degli stati africani è quello di una superstar della musica. Cantante, ballerino, rapper, la carriera di Ipupa, originario di Kinshasa, è attiva da almeno un ventennio e conta diversi premi, tra cui due MTV Africa Music Award. Ha collaborato con artisti provenienti da tutto il mondo e, rispetto alla scena rap francese, è apparso in featuring con nomi come Booba, MHD, Ninho e Aya Nakamura, per dirne alcuni.
Un’autentica star della musica africana ed internazionale, dunque, che tuttavia non piace a molti suoi connazionali emigrati a Parigi. Perché, a loro dire, nella capitale francese sono stati costretti rimanere per questioni politiche: la Repubblica Democratica del Congo, a discapito del nome ufficiale, non vede una vera democrazia da parecchi anni. E, a quanto pare, Ipupa è un deciso sostenitore dell’attuale presidente Félix Tshisekedi. Per questo i cittadini congolesi, che lamentano di essere in un esilio forzato proprio per colpa del regime, hanno riservato alla rapstar l’amara accoglienza di venerdì, e per questo erano più di dieci anni che Ipupa non si esibiva in Francia.
Una situazione delicata che va trattata con la massima attenzione, ma che non può non far riflettere sulla questione del rapporto tra rap e politica. A differenza di quanto accade in Francia, qui in Italia, quando Fedez decide di curare l’inno del Movimento 5 Stelle, nessuno scende in strada per incendiare tutto. Per fortuna o purtroppo, dipende dai punti di vista.