Da qualche giorno circolano delle immagini filmate lo scorso aprile nel carcere di Santa Maria Capua Vetere, nei pressi di Caserta. Le registrazioni mostrano i detenuti pesantemente percossi dalle guardie carcerarie, senza che abbiano la possibilità di difendersi. Ma ciò che ha scioccato maggiormente di questa vicenda è il motivo delle violenze. Si tratterebbe di una rappresaglia contro le proteste dei detenuti del settore “Nilo”, rei di aver chiesto tamponi e mascherine in un momento in cui in Italia si registravano tra i 15 e i 20mila casi di Covid al giorno. Il tutto in una prigione sovraffollata e lontana dai parametri anti-contagio: sebbene abbia una capacità ufficiale di 809 detenuti, Santa Maria Capua Vetere ospita più di un migliaio di condannati. La protesta sarebbe stata più violenta nei primi giorni, quando i detenuti erano venuti a conoscenza della positività di un dipendente della struttura: avrebbero quindi iniziato a battere contro le sbarre delle celle e a costruire delle barriere con delle brande. Ma le violenze sarebbero accadute il 6 aprile, giornata relativamente tranquilla rispetto alle precedenti, quando circa 300 agenti sono entrati nel carcere per svolgere delle perquisizioni arbitrarie, abusando poi della loro autorità. Per quattro ore i carcerati sono stati vittima di schiaffi, pugni, calci e manganellate. Le intercettazioni tra gli agenti non lasciano dubbi sulla veridicità delle immagini: si parla di “abbatterli come vitelli”, “domare il bestiame”, “chiave e picconi in mano”.
Nelle settimane successive non sono tardate le denunce di quanto accaduto, anche da parte di ex detenuti appena rilasciati. Le vittime hanno raccontato dei danni fisici e psicologici subiti nelle quattro ore di mattanza. L’indagine è iniziata grazie a una denuncia del Garante nazionale dei diritti delle persone detenute o private della libertà personale, grazie alle testimonianze dei parenti delle vittime. La procura di Santa Maria Capua Vetere ha emesso un’ordinanza a carico di ben 52 persone e ordinato 8 arresti, 18 domiciliari e 23 interdizioni dal pubblico ufficio. La ministra della Giustizia Marta Cartabia ha disposto un rapporto su ogni informazione e sull’intera catena di responsabilità: “È un’offesa e un oltraggio alla dignità dei detenuti e anche a quella divisa che ogni donna e ogni uomo della polizia penitenziaria deve portare con onore […] È un tradimento della Costituzione”, ha commentato. Ma il mondo della politica non è unanime su che parte schierarsi. Il leader della Lega Matteo Salvini ha espresso vicinanza agli agenti: “i singoli errori vanno puniti, conosco quei padri di famiglia sotto accusa e sono convinto che non abbiano fatto nulla di male“.