Federica Lucente
3.08.2021
Partiamo dalle premesse: Madame ha scritto un “elogio” agli uomini, probabilmente è stata fraintesa e ha, forse inconsapevolmente, gettato benzina sulle ferite del femminismo, trovandosi travolta da uno tsunami di m*rda.
Dopo le polemiche scaturite dalle sue stories, e dopo esser stata definita “anti-femminista”, ha cercato di spiegare il suo punto di vista.
“Il problema di voi amici polemici è che non sapete parlare, ma nemmeno pensare alle cose, ai fatti, alle persone belle e positive che la vita vi mette davanti. Vi concentrate sul sesso, sull’orientamento, sulla provenienza…Non riuscite mai a parlare delle persone! Ma voi giurati, sapete che il femminismo è la parità dei sessi? Che se non rispettate un uomo siete anti-femministi voi? Sapete che io sono un donna libera e posso elogiare un uomo bellissimo? L’attivismo prevede l’azione di fare qualcosa; voi e i vostri tweet siete inutili perché creano polemica, dividono e tutti sanno che l’amore è qualcosa che unisce e comprende, e voi state dividendo. E si dovrebbe anche sapere che l’unico modo per risolvere tantissimi problemi è proprio l’amore. I problemi principali di cattiveria delle persone derivano dall’assenza dell’amore, e voi continuate a produrre odio, è qualcosa di orribile. Orribile“
E ha ragione: il femminismo è parità dei sessi, e non superiorità delle donne. L’amore però, purtroppo, non risolve tutti i problemi: contro certi paradigmi di pensiero interiorizzati non ha potere.
Noi ci siamo presi del tempo per districarci in questa polemica, cercando un’analisi che fosse estranea alle facili prese di posizioni viscerali ed emotive, che sembrano inevitabili in questa società vittima del populismo. Per cui in questo spazio, oggi, tenteremo un’analisi da una prospettiva differente, quella linguistica, partendo dalle stories di Madame che hanno suscitato la polemica.
“Viva gli uomini, viva i loro corpi, viva le loro anime. Purtroppo involontariamente possiamo maturare una sorta di timore per gli uomini. Il terrore a volte dei loro occhi, dei loro pensieri, ma far di tutta l’erba un fascio è sempre stato lo sport dei superficiali. Gli uomini sono bellissimi.“
In quest’argomentazione è già implicita una generalizzazione, il problema dell’avverbio “involontariamente“.
Mi tocca fare una piccola parentesi di grammatica italiana. Cos’è l’avverbio? L’avverbio è una parte invariabile della frase che può modificare, armonizzare o determinare un verbo; in questo caso, “involontariamente” è un avverbio di modo, e quel che ci sta dicendo Madame è che solo per un caso fortuito, senza che gli uomini (utilizzando il nome in generale e, quindi, generalizzando) abbiano mai fatto nulla che possa giustificarlo, nella storia di questa società, le donne maturano timore nei loro confronti.
Veramente si può parlare di timore involontario?
Madame ha torto: ha torto non per l’elogio in sé, ma perché lei in primis ha ceduto a facili generalizzazioni cadendo nel tranello di fare di tutta l’erba un fascio. Utilizzare quell’avverbio, quel piccolo tassello di frase, è assolutamente insensibile nei confronti delle sue sorelle. Vi starete domandando perché. Lo sapete qual è la percentuale delle donne vittime degli abusi da parte di uomini in Italia?
Il 31,5% delle 16-70enni (6 milioni 788 mila) ha subìto nel corso della propria vita una qualche forma di violenza fisica o sessuale: il 20,2% (4 milioni 353 mila) ha subìto violenza fisica, il 21% (4 milioni 520 mila) violenza sessuale, il 5,4% (1 milione 157 mila) le forme più gravi della violenza sessuale come lo stupro (652 mila) e il tentato stupro (746 mila). [dati Istat.]
E questo numero è solo la punta dell’iceberg, perché lo stigma che deriva dalla denuncia e il victing blaming, alcune donne non riescono a sopportarli. E tacciono.
Certo, non tutti gli uomini sono molestatori, non tutti gli uomini fanno catcalling, non tutti gli uomini pensano al loro pene come essere dotato di vita propria, ingestibile dagli impulsi animaleschi che offuscano e ottundano il cervello. E meno male.
Ma -perché un “ma” c’è- tutti gli uomini condividono un privilegio, quello di essere nati maschi in una società di marcata impronta patriarcale. E sì, tutti gli uomini dovrebbero essere alleati del femminismo, lottare con le donne, non per le donne, ma per una società che finalmente dia pari diritti e pari doveri.
Che elogio avrebbe dovuto fare, allora, Madame? E come avrebbe dovuto scriverlo, per evitare le polemiche che le sono piovute addosso?
Un elogio che evitasse la generalizzazione, un elogio che discriminasse (nel senso buono) e dividesse il marcio dal buono. Con un’attenzione particolare alla sensibilità di chi avrebbe potuto leggerlo, le survivor in primis.
Facciamolo, allora, un elogio all’uomo, facciamolo a tutti gli uomini che non sono abuser, ma alleati, a quegli uomini che provano a scardinare, nel loro piccolo, il paradigma interiorizzato con cui ragioniamo e agiamo nel mondo, quello patriarcale-capitalista; facciamo un elogio agli uomini che non imputano alla donna la colpa di un abuso subito, che non solo non fanno circolare video intimi di donne senza il loro consenso, ma che denunciano se si trovano in circostanze simili (e almeno una volta nella vita ci si trovano, fidatevi); uomini che sono consapevoli del loro privilegio, e che quel privilegio vogliono condividere, perché c’è posto per tutti, perché pretendono anche loro un mondo più equo.
Mondo senza schieramenti e fazioni rivali, perché siamo tutti uguali e la lotta alle discriminazioni deve essere un lotta condivisa.
Madame ha toppato, ma è ovvio, non tutti gli uomini meritano il patibolo. Essere femministe non significa odiare gli uomini, ma combattere una mentalità sessista e retrograda, quella che vede la donna come inferiore. Così com’è retrogrado il femminismo radicale, che vede negli uomini gli esseri inferiori. Parità tra i sessi. Quindi a voi, uomini, se mi state leggendo, non c’è odio nei vostri confronti, ma partecipazione ed affetto, se siete, o sarete, compagni. Bisogna accantonare il vittimismo, da ambo i lati, e prendere una posizione ragionata e sentita, perché il tempo dell’indifferenza si è concluso. Le lotte sono, e devono essere, lotte comuni.