Baby Gang, il carcere a vita…
Redazione | 31 gennaio 2022

Baby Gang è molto più di un delinquente: rappresenta la condizione delle seconde generazioni in Italia.

Redazione


Classe 2001, originario di Lecco city, Baby Gang è il nome d’arte del rapper di origini marocchine Zaccaria Mouhib. Nonostante la sua giovanissima età la sua vita è stata segnata da periodi molto duri e travagliati. Il suo nome arriva come uno schiaffo in faccia, c’è crimine già solo a pronunciarlo: ‘’Baby Gang’’. Il risultato è che i giudizi arrivano affrettati e senza ascoltare la vicenda umana di Zaccaria ma guardando soltanto la sua fedina penale. Un ragazzo che ha cominciato a comporre e pubblicare musica proprio quando ancora si trovava detenuto nel carcere minorile Cesare Beccaria. E la sua musica, sembra, essere necessariamente legata a quel contesto…

Zaccaria per anni ha fatto avanti e indietro dai carcere minorili, è stato interdetto da alcuni locali della Città Metropolitana di Milano per “pericolosità sociale” fino ad arrivare alla convalida dell’arresto, insieme al suo amico Neima Ezza, nel 2022. La sua carriera musicale è partita nel 2018 con il brano Street e, nel 2019, (dopo la fine della sua detenzione in carcere) con Cella1.  È dislessico. E quando è fuori dal carcere – o dalla comunità “colleziona” Daspo, divieti di accesso che gli vietano di suonare o semplicemente uscire per locali – come quello che lo ha interdetto dalla riviera romagnola nel 2020 – o quello che nel 2021 gli ha vietato di uscire nella Città Metropolitana di Milano per “pericolosità sociale”, da Sondrio, dove vive ora, e dalla sua Lecco. Nonostante questi ‘’Daspo’’ oggi Zaccaria è l’idolo dei giovanissimi. Ha decine di migliaia di follower su Instagram e milioni di ascolti su YouTube e Spotify, e il merito di questa metamorfosi – da criminale ad artista- è di Don Claudio, il parroco della comunità in cui Baby Gang passava la maggior parte del suo tempo, che ha lasciato che Zaccaria si esprimesse. Ha scoperto il suo talento portandolo insieme ad atri tre rapper – Simba La Rue, Sacky e Minur – in studio, direttamente dalla cella del carcere minorile del Cesare Beccaria.

Zaccaria Ha sempre affermato di volere che la sua musica arrivi un giorno al mondo della politica. “Voglio che sentano quello che dico. Nei miei testi sono sempre contro lo Stato”, ha dichiarato a billboard.it durante un’intervista. Delle affermazioni che non lo fanno certamente apparire ‘’ripulito’’ di fronte alla legge. I media ci vanno a nozze. La sua pericolosità sociale è convalidata dai suoi crimini – presunti e commessi realmente – e una certa politica lo utilizza per attaccare la multiculturalità. Baby Gang, Zaccaria, nella retorica giustizialista è lo straniero delinquente che non ha nessuna intenzione di redimersi ma che viene in Italia soltanto per rubare. Zaccaria, però spiega Don Claudio in un articolo per Vita.it,, ha sofferto per essere stato strappato dalla mamma all’età di 8 anni, per essersi sentito escluso fin da piccolo dalla scuola e dalla sua città, per essere,italiano di origini marocchine, per essere cresciuto in situazioni di estrema povertà e, per questo, essere stato vittima di discriminazioni. L’essere allontanato da almeno dieci comunità, ha portato Zaccaria a chiudersi in un risentimento viscerale verso le istituzioni che avrebbero dovuto tutelarlo da bambino». 

Zaccaria è violento e pagherà di fronte alla legge questa vita violenta, come è già successo in passato. Baby Gang fa musica difficile da digerire per molti di noi. Ma proprio per questo è necessario ascoltarla. Per questo è necessario che gli adulti lo ascoltino. Perchè ragazzi come Zaccaria ce ne sono tantissimi, relegati nelle periferie delle nostre città, a fare i conti con il razzismo inconsapevole delle istituzioni e di certi Italiani. La rabbia è una difesa e se questa viene veicolata con la musica diventa un potente mezzo per redimersi e per trasformarsi in positivo. Abbiamo bisogno di aiutare questi ragazzi con la musica. Perchè produrre criminali, per alcuni, è più sempliche che ragionare sulle cause sociali che gli hanno creati. Abbiamo bisogno di ascoltare tutti gli Zaccaria d’Italia e lasciare che si esprimano, che si sentano accettati con i loro difetti e le loro problematiche.  Altrimenti saremo costretti ad allargare le nostre galere fino a trasformare i così detti ‘’quartieri difficili’’ in enormi carceri a cielo aperto.