Dietro tanti artisti talentuosi ci sono spesso case discografiche che si occupano di produrre, promuovere e distribuire la loro musica. Le etichette nascono assieme ai dischi fonografici e da lì assistono a ogni mutamento ed evoluzione nel panorama musicale, dal passaggio dal vinile al cd ai generi di tendenza di ogni decade. L’Irma records è una di queste case discografiche, nata nel 1988 a Bologna da un’idea di Umberto Damiani, che ha acconsentito alla partecipazione del podcast per parlarci un pò della sua esperienza come A&R, ovvero responsabile della scoperta di nuovi artisti da lanciare sul mercato.
Nata con la musica dance, l’Irma Records si è sempre posta come obiettivo l’internazionalità, nonostante la sperimentazione di generi come l’indie e il rap non sia mancata. Funk, jazz, soul e club sono ciò in cui l’etichetta è ferrata. Umberto ci ha parlato inoltre degli insuccessi passati come i tentativi di affermarsi nel panorama rap italiano e rock. In Italia la promozione di artisti o singoli è più travagliata rispetto agli altri paesi, dovendo spendere molti soldi per uffici stampa e ottenendo a volte risultati scarsi o nulli.
L’A&R ha proseguito trattando della mancanza dei “filtri”, ovvero dei discografici capaci di selezionare e scartare ciò che veniva loro proposto permettendo ai prodotti di non accumularsi. Ormai gli artisti sono in grado di pubblicare i loro prodotti anche autonomamente, sfuggendo a questa selezione e creando un sovrappopolamento nel mondo della musica. I talent show possono dare visibilità ad un artista, ma spesso questo viene dimenticato dopo poco e nel caso canti in inglese si ritroverà costretto a farlo in italiano.
“Le radio sono diventate succubi dei social e degli store digitali” dice Umberto, considerando che queste hanno bisogno di ciò che è di tendenza, ossia la musica di massa piuttosto che pezzi veramente valenti. Non ci sono più gli artisti di una volta, e quelli odierni hanno bisogno di un team al loro fianco capace di dar loro manforte.
“Bisogna provare a fare le cose, mai smettere di provare” dice Umberto, anche col rischio di sbagliare e di innovare il mercato musicale. Questa è la lezione più importante da portare a casa dopo questo incontro. In un momento storico dove l’autoproduzione le fa da padrona e sono in molti a dubitare dell’effettiva necessità delle etichette all’interno di un percorso discografico, Damiani ci ricorda che il compito di un A&R è non solo quello di seguire le mode, ma anche di anticiparle. Rischiare, alle volte, paga.