A tu per tu con Giancane
Dal primo singolo al nuovo tour del cantautore punk rock autore della sigla di Strappare lungo i bordi
Gaia Canestri | 17 settembre 2022

Tra un viaggio per raggiungere la nuova tappa del suo tour e un concerto, abbiamo avuto l’occasione di parlare con Giancarlo Barbati, in arte Giancane: cantautore italiano che ha risposto alle nostre domande e alle nostre curiosità, parlandoci della sua esperienza e dando consigli ai giovani musicisti.

 

Come ti sei avvicinato al mondo della musica? E perché hai scelto come nome d'arte proprio Giancane?

Mi sono avvicinato al mondo della musica intorno ai 14 anni, quando a scuola ho capito che il flauto dolce non faceva per me. Chiesi alla professoressa se potessi suonare uno strumento diverso, e alla risposta “o la pianola o la chitarra” scelsi la chitarra. Per il nome è molto semplice, mi chiamo Giancarlo e i miei amici mi chiamano CANE, da lì Giancane.

 

Nel 2013 hai pubblicato il tuo primo brano, seguito poi da molti altri singoli e album, qual è il tuo brano a cui sei più affezionato?

Nel 2013 pubblicai Vecchi di Merda e devo dire di esserci ancora affezionato, ma il brano a cui sono ancora più legato uscirà sul nuovo disco e si chiamerà Papà Francesco, ma per ascoltarlo bisogna aspettare ancora qualche mese…

 

C'è qualcosa o qualcuno che ti ispira particolarmente quando scrivi?

Le mie canzoni prendono molto spunto da quello che mi accade o che vedo girando per Roma. Sono quasi tutte autobiografiche con, ovviamente, un po’ di spazio alla fantasia.

 

Nel 2021 hai pubblicato poi il tuo ultimo lavoro, la colonna sonora di Strappare lungo i bordi, che sensazione ti da sapere che le tue parole hanno accompagnato migliaia di ragazzi di tutte le età e adulti durante la pandemia, uno dei momenti in cui abbiamo avuto forse più bisogno di compagnia?

Sono contento che qualcuno si sia ritrovato in quello che ho scritto e soprattutto di aver regalato un emozione, magari un sorriso, in un momento in cui tutti abbiamo avuto bisogno di sorridere. Pensate però che il brano Ipocondria è del 2018, e questo fa pensare a quanto a volte le emozioni si ripetano nel tempo.

 

Qual è la cosa più bella successa durante questo tour, quella che più ti ha colpito?

Proprio in questo momento siamo in furgone, in trasferta per andare a suonare in un nuovo posto. Questo mezzo è diventato la nostra casa, qui nascono pezzi, gag, sedute psicologiche e tanto altro. La trasferta è parte integrante di un tour ed è per questo che l’affiatamento tra le persone, prima ancora di salire sul palco, è importantissimo. Non c’è un vero e proprio aneddoto da raccontare, ma questa è una delle cose che preferisco di più.

 

Se potessi dare un consiglio ai ragazzi che oggi vorrebbero avvicinarsi al mondo della musica, cosa gli diresti?

Un consiglio spassionato che posso dare ai ragazzi che vogliono intraprendere questo mestiere è di studiare e capire cosa vogliono realmente fare. Le strade che si possono percorrere per avviarsi a questo tipo di percorso sono varie, e la scelta non è sicuramente facile, ma pensare a dove si vuole arrivare aiuta a scegliere in modo sano una strada, cominciare a lavorare a testa bassa e a contornarsi di persone professionali.