Bisogna ammetterlo: siamo tutti cresciuti col mito della band. Il gruppo musicale dove esprimere sé stessi, ottenere successo, crearsi un’immagine… Chi non ha mai desiderato di farne parte? Dai primi gruppi rock negli anni ‘60 e ’70 agli sfarzosi anni ‘80 frizzanti e spensierati, dal grunge anni ‘90 alle boyband dei primi duemila. Non che oggi la band abbia perso importanza, anzi! Ma cosa succede quando il sogno si infrange? Quando i rapporti tra i componenti si fanno tesi? Quando, cioè, la verità dietro alle copertine patinate e alle vetrine social viene scoperta? Capita di continuo e spesso vengono inscenati drammi da far invidia ai migliori tragediografi: ma solo rare volte ciò che segue allo scioglimento assume dimensioni imprevedibili, ai livelli di una vera e propria isteria di massa.
È il caso del recente scioglimento dei The Giornalisti, band che potremmo definire storica per l’apporto significativo che ha dato all’itpop e al pop. Il clima si era inasprito già più volte nel corso della loro carriera, ma nessuno si aspettava un annuncio così sconvolgente ed improvviso. Ciò che importa è che in seguito alle dichiarazioni social di Tommaso Paradiso è scoppiato l’inferno: tra interviste radiofoniche, smentite, rivelazioni ed articoli di giornale, non si è ancora capito esattamente il motivo di questa drastica scelta. O forse si è capito benissimo, ma chi siamo noi per giudicare?
D’altronde in Italia non è la prima volta che un fatto del genere sconvolge il pubblico, per fare due nomi: Lunapop e 883. In entrambi i casi i rispettivi frontman, Cremonini e Pezzali, hanno proseguito con enorme successo la carriera solista.
Uscendo dalla sfera pop, l’Italia ha visto nascere anche due grandi band rock, i Litfiba e i Timoria. Anche in questi casi Pelù e Renga hanno trovato il loro spazio nel contesto musicale nazionale, facendosi valere.
Ma entriamo in un mondo che più di altri ha stravolto i giovani durante lo scorso decennio. Il fenomeno “Dari”, che ha lasciato una ferita per molti ancora aperta. Emblema dell’emo pop, questa band aveva raggiunto la notorietà nel 2008 con Wale (tanto wale), singolo di difficile collocazione a cui guardiamo a posteriori con affetto misto a pietà.
Ma il danno più grande dei Dari, oltre alla loro biografia ufficiale, è stato probabilmente la miriade di copie perlopiù (e fortunatamente) semisconosciute che hanno generato. Un delirio emo, dall’importanza storica innegabile.
Intanto il mondo aveva gli occhi puntati su un’altra band cardine degli anni a cavallo tra il primo ed il secondo decennio del duemila: i Jonas Brothers. I tre fratelli scalarono le vette di ogni classifica mondiale guadagnandosi una fama internazionale, destinata però ad uno scioglimento drammatico nel 2013. Poco male, visto che proprio quest’anno si sono riuniti ed hanno ricominciato a sfornare successi.
A volte gli artisti riescono a scendere a compromessi, mettendo da parte il loro ego. Non è sicuramente il caso dei fratelli Gallagher, i pionieri del Britpop che vivono in una perenne faida famigliare dal 2009 (anno dello scioglimento) ad oggi. Ormai rilasciano interviste anche solo per dire quanto si odiano, sicuramente lodevole alla veneranda età di 52 e 47 anni. Magari faranno pace quando la fantomatica “pausa” presa nel 2016 dagli One Direction terminerà. I loro fan devono ancora elaborare il lutto, anche a distanza di tre anni e con i singoli membri avviati in carriere soliste più o meno fortunate.
Per bilanciare questo scenario a dir poco disastroso, parliamo di gruppi musicali che hanno fatto la storia.
Chiunque sia cresciuto negli anni novanta ha vissuto un mito, condiviso o meno: quello dei Nirvana. Nei sette anni di attività accumularono una fama travolgente, un’attenzione mediatica mai vista dai tempi dei Beatles che culminò con un evento tragico, la morte del frontman Kurt Cobain. Per molti la fine del grunge.
Analogamente, la scomparsa precoce del bassista degli Offlaga Disco Pax comportò, 5 anni fa, lo scioglimento della promettente band new wave italiana.
Purtroppo circostanze simili hanno causato la perdita di personaggi iconici della cultura pop (e non) mondiale, Freddie Mercury ne è un esempio calzante. Così come i Queen hanno dimostrato di voler andare avanti, impegnandosi in progetti riusciti anche grazie al talento inestimabile che ogni membro di questa storica band aveva.
È inevitabile chiudere con loro, i padri della musica “popolare”, un fenomeno universale e totalizzante che dimostra quanto un artista possa influenzare la cultura e la società: The Beatles. Sarebbe superfluo dire quanto i Beatles siano stati importanti (dalla loro nascita negli anni ‘60 fino ad oggi), e quanto continueranno ad esserlo. In un decennio hanno scritto insieme la storia della musica, ed hanno continuato a farlo anche da solisti.
Pochi anni di attività musicale, vissuti in modo intenso ed in gruppo, possono avviare una rivoluzione culturale.