Microcinici allo specchio: tra canzoni, social, radio e libri
Bussoletti sul suo esordio letterario: “Mi dicono che faccio tante cose, ma ne faccio solo una: lavoro con le parole!”
Redazione | 1 febbraio 2019

Com’è nata la tua Selvaggia Lucarelli?

Era un po’ di tempo che facevo questa considerazione dello stato di non salute dell’informazione in Italia: sono anche giornalista, vengo da una famiglia di giornalisti quindi l’informazione ha sempre fatto parte della mia vita. Mi rendevo conto che per quanto la notizia di gossip possa essere anche divertente non può diventare l’unico metro di giudizio: c’è qualche stortura evidentemente e volevo parlarne in una canzone. Il motivo per cui ho scelto la Lucarelli è che in primis scrive molto bene, quindi era ancora più grave che una persona dotata di questo talento lo sprecasse scrivendo, per me, di cose poco interessanti; in secundis è stato per via della polemica che ha sollevato a proposito di Samantha Cristoforetti. E poi Selvaggia Lucarelli anche metricamente ci sta bene!

 

A proposito di giornalismo: come nasce l’idea di Lingue a sonagli?

È un talk show un po’ particolare che faccio dal palco dell’Asino che Vola, con la resident band e il pubblico in sala. Da una parte c’è la diretta di Radio Rock, che è una radio che adoro, che mi ha accolto come una famiglia; dall’altra c’è lo show con il pubblico, un po’ stile Las Vegas: passano attori, cantanti, sportivi, attori, politici… anche Salvini! Persino lui è risultato simpatico: gliel’ho detto che non avrà il mio voto però è stato simpatico. L’appuntamento è per ogni giovedì, dal palco dell’Asino che Vola a Roma.

 

Cosa puoi dirci invece del tuo libro Microcinici

È il mio esordio narrativo. Mi considero “prestato” alla musica nonostante faccia questo da più di dieci anni, perché ho sempre scritto. Questa è la mia grande passione. La scrittura mi è sempre appartenuta: avevo un po’ paura all’inizio perché quando a una cosa tieni molto temi di sciuparla, no? Luigi Politano della Round Robin Editrice mi ha corteggiato come un uomo dell’Ottocento: a ogni post che scrivevo un po’ più lungo mi spronava a scrivere qualcosa. Ho deciso di fare questo libro un po’ particolare perché in Italia si usa poco. Si tratta di una raccolta di racconti brevi, in stile Buzzati: mi piaceva l’idea di fare un Netflix narrativo. Il successo di Netflix, oltre alla qualità indubbia delle produzioni, nasce dal fatto che siamo tutti stanchi e non ci va di guardarci un film o una saga. Una sera sei stanco, ti vedi un episodio, poi diventano due o tre. E la stessa cosa vale per i miei racconti. Conto di farlo leggere a Totti… chissà se ci arriviamo!

 

Qual è il consiglio che ti senti di dare a qualcuno che vorrebbe fare della musica e/o della scrittura il suo mestiere?

Tutti mi dicono che faccio tante cose, ma alla fine ne faccio solo una: lavoro con le parole, che sia radio, che sia libro o canzone. Il primo consiglio è non farsi fregare dalle etichette: spesso quando fai una cosa in questo Paese non ne puoi fare un’altra. Se a voi piacciono le parole e siete bravi a scrivere, non fermatevi: le etichette sono fatte per essere rotte. All’inizio facevo un sacco di strafalcioni che però erano fighissimi e magari il musicista di turno mi diceva che era una cosa che non si poteva fare… però l’avevo fatta! È giusto studiare, è giusto conoscere le regole, ma bisogna anche infrangerle.