Una raccolta di 19 brani che vuole celebrare i venti anni di successi della band toscana concorrente dell’ultimo festival di Sanremo. Due le canzoni inedite: L’amore è una dittatura, il singolo presentato al festival ligure e La festa, sull’amore e su quanto questo costruisca e distrugga nell’uomo. Le altre sono i successi degli album precedenti, un pezzo della loro storia rimasterizzata per l’occasione. Nel disco rabbia, qualunquismo, anarchia, voglia di contrastare il sistema e di stupire l’ascoltatore proponendo qualcosa che non ci si aspetterebbe. Ma perché “riassumere” una carriera? Lecito chiederselo a questo punto, ma si può trovare la risposta in chi li ha sentiti la prima volta sul palco dell’Ariston. Un album di presentazione che racchiude in sé le storie di vita di chi è partito da zero e dopo venti anni, undici dischi e più di mille concerti vuole mostrarsi per com’è oggi ma anche per com’è stato. Innovazione mista a tradizione, essere ormai adulti e voglia di ricordare i vent’anni. Senza dubbio un disco potente, che propone all’ascoltatore un assaggio di ciò che sanno fare, che soddisfa però incuriosisce, adatto ai giovani per capire gli adulti e ai più maturi per ricordare quell’entusiasmo tipico della gioventù. Perché, come dichiarato dagli stessi The Zen Circus “si muore – è certo – ma prima si vive”.
Dall’8 febbraio, “Vivi si muore”
L’ultimo album dei The Zen Circus
Matilda Quondam Luigi, 17 anni | 1 febbraio 2019