Dopo il successo di Tutti su per terra, la band torinese torna con un nuovo lavoro, Natura Viva, in occasione della cui uscita abbiamo fatto loro qualche domanda.
Partiamo dalle vostre origini artistiche: come vi siete conosciuti?
Eugenio suonava alle superiori con Paolo, mentre Emanuele ed Eugenio hanno studiato insieme a Torino, ma l’incontro più insolito è stato quello con Lorenzo. Si trovava a Londra a suonare il contrabbasso per strada e il fato benevolo ci ha condotto proprio nella piazza in cui si stava esibendo: il resto è magia.
Il 29 marzo da Firenze è partito il vostro tour, già sold out in alcune città. Avete mai pensato di fare un tour in giro per l’Europa?
Sì, il tour sta andando bene e noi siamo davvero felici! Un tour europeo, che più che un tour è stata un’avventura, c’è già stato: in quattro dentro un Kangoo senza servosterzo in giro per 5 Paesi. Ce la siamo cavata con una multa in Svizzera, una mano incastrata in una portiera in Francia e tantissime nuove conoscenze. Ci piacerebbe ripetere l’esperienza, magari con un mezzo un po’ più comodo.
Come ci si sente “ad essere famosi”? La fama ha influenzato molto le vostre vite?
In realtà non ci sentiamo famosi... Cioè ci rendiamo conto che sempre più gente stia ascoltando le nostre canzoni e intanto sempre più persone ci fermano per strada, ma non avendo avuto un momento preciso in cui la nostra musica sia esplosa non abbiamo la percezione che le cose siano cambiate di colpo. Insomma, ci siamo potuti adattare poco per volta. E questo è bellissimo perché in qualche modo abbiamo mantenuto lo stesso rapporto con chi ci segue!
Nella conclusione de Il Tuo Amico Il Tuo Nemico Tu riflettete sul provare sentimenti di rifiuto verso quello che siamo, pensiamo e sentiamo. Quando vi siete sentiti così?
Talvolta capita che un singolo componente del gruppo non si senta a proprio agio nella direzione che si sta prendendo, ma essendo un gruppo che discute tutto con la giusta attitudine, facciamo prevalere sempre l’opinione più coerente. Devo dire che questo sistema ci ha fatto litigare abbastanza, ma sicuramente ci ha tutelato e aiutato a trovare una nostra identità di “band”. Più si riesce a dialogare con il proprio io, più si riesce ad agire tenendo conto di almeno due punti di vista differenti.