MISURE DEL GOVERNO INSUFFICIENTI PER IL COMPARTO RADIOTELEVISIVO LOCALE
Mauro Mosconi | 14 maggio 2020

Sono passati orami ben quarantasette giorni dalla pubblicazione del decreto c.d. CURA ITALIA, a seguito del quale il Governo ha imposto a tutto il paese il lockdown al fine del contenimento dell’epidemia Covid-19. Da quella data sono numerose le diposizioni messe in campo dall’esecutivo, ma l’unico provvedimento previsto a favore dell’emittenza radiotelevisiva locale si rinviene nel decreto Cura Italia, con la modifica del credito d’imposta sugli investimenti pubblicitari, tra l’altro previsto a favore di tutto il comparto dell’informazione: editoria cartacea e on-line, emittenza radio televisiva, etc.

Peccato che al momento siano ben poche le aziende che sottoscrivano contratti per la trasmissione di spot pubblicitari; e per quale motivo dovrebbero farlo se le loro aziende sono chiuse o parzialmente operative e molto probabilmente lo rimarranno sino al 1 giugno p.v.?

Al contrario le emittenti radiotelevisive locali non hanno mai interrotto le loro trasmissioni, anzi, stante il momento di crisi hanno implementato i loro spazi informativi per tenere informate le loro comunità sul contagio del virus. Per questo molte realtà locali non hanno nemmeno potuto usufruire della cassa integrazione in deroga, vuoi perché hanno necessità del loro personale, vuoi perché per accedere alle uniche sovvenzioni previste per il comparto, debbano mantenere inalterati i loro livelli occupazionali (si parte da un minimo di 2 dipendenti full-time di cui un giornalista per le radio locali a carattere commerciale ad un massimo di 14 dipendenti full-time di cui 4 giornalisti per le tv locali regionali a carattere commerciale).

Nonostante aver sofferto una caduta verticale dei loro introiti pubblicitari e aver mantenuto se non implementato il servizio informativo, le emittenti radiotelevisive locali di tutto il paese si sono ritrovate con un nulla di fatto da parte del Governo.

Eppure di annunci ne sono stati fatti: in molteplici occasioni era stata paventata l’implementazione del Fondo per il sostegno per il pluralismo e l’informazione; successivamente sono stati evocati degli ordini del giorno che impregnavano il Governo a sostenere l’emittenza radiotelevisiva locale; poi è stato il turno del credito d’imposta sulle locazioni, la corrente elettrica, etc. ma ad oggi di tutto ciò non si è visto nulla.

Speriamo vivamente che il Governo nelle decine di miliardi di deficit aggiuntivo che sta deliberando, accolga le sollecitazioni pervenute dalle associazioni di categoria e risponda al grido di dolore che proviene dall’emittenza locale, prima che il grido si trasformi in agonia.